Il nuovo MoU tra Turchia e Libia: una sfida alle politiche europee di contenimento delle migrazioni irregolari

Dall’aprile scorso la guerra internazionale per la Libia ha subito una nuova escalation militare in ragione dell’avanzata dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar vero Tripoli. Lo scorso 27 novembre 2019, Libia e Turchia hanno siglato un Memorandum of Understanding nel campo della sicurezza e della cooperazione militare che ha formalizzato una situazione già in atto nella pratica con la Turchia pronta a mandare i propri soldati in Libia. Se la strategia italiana negli ultimi 7 anni si è fondata in modo spregiudicato sull’esternalizzazione dell’internamento e deportazione dei migranti in Libia grazie a un rapporto di intermediazione con i dirigenti libici a Tripoli, l’alternativa della cooperazione con la Turchia aumenterà senza dubbio il prezzo che l’Italia dovrà pagare per mantenere in piedi il sistema dei suoi campi di prigionia. È sempre più evidente come occorra pensare a una diversa politica verso le migrazioni, superando l’approccio al contenimento dei flussi migratori.

 

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Antonio M. Morone è Ricercatore e docente in storia dell'Africa presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università degli Studi di Pavia. Si occupa di società coloniale e postcoloniale nell'Africa settentrionale e nel Corno d'Africa. Tra le sue pubblicazioni più recenti, La fine del colonialismo italiano. Politica, società e memorie (Le Monnier: 2018). E' stato recentemente Visiting Professor all'Università de La Manouba a Tunisi. Dal 2008 compie costanti ricerche sul campo in Libia.