Il tacito rinnovo del Memorandum Italia-Libia di novembre 2022 da un lato, e il Protocollo per il progetto corridoi umanitari-evacuazioni di dicembre 2023 dall’altro, rivelano una strategia nazionale ancipite nella gestione dei flussi migratori dalla Libia, sollevando interrogativi profondi sull’accesso all’asilo per i migranti e richiedenti asilo detenuti nel Paese Nordafricano. Mentre Roma rafforza i legami con Tripoli per arginare gli sbarchi, si apre anche a nuove possibilità di ingresso per i profughi dalla Libia. Tuttavia, pur non dubitando della finalità umanitaria a fondamento dei corridoi dalla Libia, si può ritenere che le misure adottate possano effettivamente sostituire o mitigare il mancato accesso all’ asilo per le migliaia di persone straniere che si trovano in Libia?
The tacit renewal of the Italy-Libya Memorandum in November 2022, alongside the December 2023 Protocol for the humanitarian corridors-evacuations project, unveils a national strategy with blurred contours for managing migration flows from Libya. This prompts profound questions about access to asylum for migrants and asylum seekers detained in the North African country. While Rome strengthens ties with Tripoli to curb landings, it also creates new avenues for refugees in Libya. Without doubting the humanitarian purpose behind these corridors from Libya, can it be assumed that the humanitarian measures taken effectively replace or mitigate the lack of access to asylum for the thousands of foreigners in Libya?