L’identificazione con il valore della parità tra donne e uomini come motivo di persecuzione: la Corte di Giustizia e le trappole della dimensione assiologica
Nella decisione K, L v Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid (C-646/21), la Corte di Giustizia ha affermato che l’appartenenza a un particolare gruppo sociale può dirsi integrata anche in virtù della effettiva identificazione di una cittadina di un paese terzo nel valore fondamentale della parità tra donne e uomini, a seguito del soggiorno prolungato in un paese membro, e a prescindere dalla sussistenza di altre ragioni di persecuzione, come l’opinione politica e il credo religioso. Sebbene questa sentenza rappresenti un passo importante ai fini di un’interpretazione della legislazione europea sull’asilo più sensibile alla dimensione del genere, il richiamo ai “valori” introduce elementi di ambiguità, sia sul piano sostanziale che
procedurale. Esso, infatti, rischia di generare letture difformi, inficiate da bias culturali che lasciano poco spazio ad una valutazione individuale della domanda di protezione internazionale e del best interests of the child.