Corte europea dei diritti dell’uomo (Prima Sezione),
sentenza del 2 giugno 2022, H.M. e altri c. Ungheria, ric. 38967/17
Con la sentenza in commento, il giudice di Strasburgo ha condannato, per la terza volta in poco più di un anno, il Governo ungherese e le sue politiche di detenzione amministrativa degli stranieri al confine con la Serbia. Dopo essere giunti nella zona di transito di Tompa, i ricorrenti – una famiglia di sei migranti, di cui quattro minorenni, una donna in stato di gravidanza ed un uomo reduce da tortura in Iraq – vi rimanevano confinati poco meno di cinque mesi. Nei loro confronti, la Corte riteneva violati gli artt. 3 (per le condizioni di detenzione subite) e 5 CEDU (per l’illegittimità della privazione di libertà patita). Tuttavia, in materia di onere della prova e art. 3 CEDU, il giudice convenzionale sembra seguire un approccio particolarmente rigoroso, imponendo allo straniero coinvolto un alto standard probatorio per dimostrare le proprie doglianze. Ulteriori critiche possono essere mosse sulle statuizioni in merito al principio di necessità ex art. 3 CEDU, che parrebbero incoerenti rispetto alla giurisprudenza consolidata sull’art. 5, par. 1, lett. f, CEDU.
Postdoctoral Researcher in Criminal Law - University of Luxembourg. PhD in Global Studies presso l'Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo». È Cultore della materia di Diritto processuale penale presso la medesima università, dove si è laureato nel dicembre 2017. Ha svolto per 18 mesi un tirocinio ex art. 73 D.L. 69/2013 negli uffici della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pesaro, ove è stato seguito, nello svolgimento delle attività formative, dal Sostituto Procuratore dott.ssa Silvia Cecchi.
Interessi di ricerca: detenzione amministrativa degli stranieri nel diritto UE e CEDU e protezione dei diritti fondamentali - mutuo riconoscimento delle decisioni di sequestro e confisca - diritto processuale penale europeo