Senso di umanità e diritto (internazionale) in una recente sentenza indiana sul “diritto” al non-refoulement

Alta Corte di Manipur in Imphal, Sentenza del 3 maggio 2021

Nandila Haksar v. State of Manipur et al., WP(Crl.)No. 6 of 2021

Nella sentenza in commento l’Alta Corte del Manipur ha dichiarato per la prima volta il principio di non-refoulement di rifugiati e richiedenti asilo vigente nell’ordinamento indiano, come aspetto del diritto alla vita e alla libertà personale sancito dall’art. 21 della Costituzione, interpretato alla luce di strumenti internazionali accettati dall’India, tra cui il Global Compact on Refugees. Nel pronunciarsi in tal senso, la Corte è dichiaratamente mossa dall’imperativo di evitare le conseguenze ritenute «palpably inhuman» dell’applicazione della legislazione sugli stranieri a dei cittadini birmani illegalmente entrati in India dal Myanmar per sfuggire ad un chiaro rischio di persecuzione. Il commento sviluppa alcune considerazioni sul ricorso al senso di umanitàcome guida per il giudice nella rilevazione e interpretazione del diritto applicabile, e sul ruolo del diritto internazionale a tal fine.

 

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Ricercatrice di Diritto internazionale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia, in possesso dell’abilitazione scientifica a professore associato. Si occupa in particolare di tutela internazionale dei diritti umani, diritto internazionale del mare, diritto internazionale ed europeo delle migrazioni. È membro del comitato editoriale delle riviste ‘Diritti umani e diritto internazionale’ e ‘Diritto di Internet’, e del comitato di redazione del ‘Trattato di Diritto internazionale’ (UTET Giuridica, 2015).