Negli ultimi dieci anni, l’Unione Europea ha iniziato a scommettere sempre di più sulla cooperazione con i Paesi del nord Africa per risolvere la pressante questione migratoria. Le strategie comunitarie sembrano indirettamente mirare ad esternalizzare in tali Paesi non solo la sorveglianza delle frontiere, ma anche la protezione dei richiedenti asilo. Questa ambizione si scontra tuttavia con una posizione poco favorevole dei Paesi partner i quali, pur volenterosi di ricevere supporto logistico e finanziario per sorvegliare i propri confini, si mostrano molto più reticenti nell’impegnarsi ad offrire sistemi di protezione efficaci ai richiedenti asilo presenti sul proprio territorio. Come dimostra l’esempio della Tunisia, nonostante esistano in teoria delle buone premesse per adottare normative avanzate in materia, gioca un ruolo determinante il timore che adeguare i sistemi di protezione dei richiedenti asilo agli standard UE possa spianare la strada alle mire dell’Unione di utilizzare i Paesi del Maghreb come ‘hotspot’ europeo.
Dottoranda presso l'Università di Tor vergata, ha conseguito un Master in International Migration and Refugee Law presso la Vrije Universiteit di Amsterdam e dal 2018 lavora nel sistema delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della Protezione internazionale come funzionaria specializzata.