Sfruttamento del lavoro e “stato di bisogno” legato alla condizione di straniero
Martina Galli
La sentenza in commento riguarda l’applicazione di una misura cautelare nei confronti di un soggetto indagato per il reato di sfruttamento del lavoro (art. 603-bis, co. 1, n. 2, c.p.) in danno di lavoratori extracomunitari. La peculiarità della vicenda risiede nel fatto che lo sfruttamento non s’incardina in un contesto di lavoro “nero” (senza contratto) e non vede come vittime stranieri irregolari, riferendosi invece a un contesto di lavoro “grigio”, dove gli stranieri, dotati di permesso di soggiorno, sono inseriti – pur a condizioni inique – in un regolare rapporto di lavoro. In questo contesto la sussistenza di condotte di sfruttamento, punibili ai sensi dell’art. 603-bis c.p., tende a farsi meno riconoscibile, a fronte di “indici” che potrebbero segnalare la presenza di una mera ipotesi di lavoro irregolare. La situazione di illiceità delineata dal delitto di sfruttamento del lavoro deve perciò essere attentamente valutata, alla luce delle circostanze che indiziano la sottoposizione dei lavoratori a una condizione di sfruttamento, con approfittamento del loro stato di bisogno. Rispetto a questo secondo elemento la pronuncia si mostra particolarmente interessante, facendo emergere fattori che concorrono a delineare la peculiare condizione di vulnerabilità dello straniero, anche regolare.
Martina Galli è assegnista in diritto penale presso l’Università degli Studi della Tuscia, dove collabora con la cattedra di Diritto penale (Prof. Carlo Sotis). Nel 2019 ha conseguito il Dottorato di ricerca presso la medesima Università, con una tesi su “Crisi economica e diritto penale”. Nello stesso anno ha conseguito l’abilitazione per la professione forense. Nel 2017 ha svolto un periodo di ricerca presso l’Institut des Hautes Études sur la Justice (IHEJ) di Parigi. Negli anni 2015 e 2016 ha svolto il tirocinio formativo ex art. 73 d.l. n. 69/2013 presso la sezione GIP/GUP del Tribunale di Lucca. Dopo essersi laureata nel 2015, con pieni voti e lode, presso l’Università di Pisa, nel 2016 ha ottenuto il diploma di licenza in Scienze Giuridiche presso la Scuola Superiore Sant’Anna. I suoi interessi di ricerca prevalenti sono rivolti al tema dei rapporti tra crisi e diritto penale e dell’intervento penale in ambito economico e d’impresa. Di recente si è occupata anche dei problemi relativi alla criminalizzazione dell’hate speech, di caporalato e sfruttamento del lavoro. È attualmente curatrice della rassegna giurisprudenziale della newsletter ADiM.